Siamo la generazione maturanda e in parte maturata durante gli anni più caldi su questa Terra, almeno a memoria d’uomo. Siamo la generazione che per prima affronta una castrante paura legata al futuro, non vittima della mancata conoscenza dei secoli bui, ma preda di un meccanismo indotto e incontrollabile.

Perché noi siamo l’Ultima Generazione, lo udiamo sempre più spesso. Forse non saremo tale per capacità di adattamento, ma è incontrovertibile che sia questa la sensazione che tale generazione (la mia e quella di tutti gli organizzatori di Cinema e Ambiente Avezzano) si trova a subire costantemente: principio per cui cibarsi diviene etico, abbeverarsi genera quasi un senso di colpa, riprodursi diviene altro, 𝑞𝑢𝑖𝑑 che personalmente ignoro. Forse è tale sfiducia e contestuale amarezza verso noi stessi a renderci formalmente l’ultima generazione, in cui il singolo si confronta con un insieme poco meditativo.

𝗟𝗮 𝗦𝗲𝘁𝗲 rappresenta l’urgenza primaria di questa imminente edizione del Festival, ed è singolare percepire come, dalla decisione di tale tema tre mesi or sono, sul nostro territorio non ci sia stato un giorno senza pioggia, conseguenza de 𝑬𝒍 𝑵𝒊𝒏̃𝒐, nuovamente propulsivo, adescato quasi in un rito sciamanico.

Come potremo spiegare il tema della 𝒔𝒊𝒄𝒄𝒊𝒕𝒂̀ dinanzi a piogge incombenti che metteranno a rischio anche la fruizione stessa delle nostre belle serate di cinema all’aperto? Forse tale ironia della sorte rappresenta il più chiaro atto per definire la nostra missione, realtà dei fatti per cui l’Arte può solo porsi in ascolto, reinterpretando e narrando. Sarà questa la più semplice e più bella sfida che ci porremo per una settimana di visioni e incontri pubblici. Far comprendere come tutto sia collegato e, per quanto nella Marsica le ultime piogge abbiano perlopiù portato ristoro e acqua necessaria, altrove la siccità abbia condotto verso esiti ben più disastrosi, e la Romagna è solo il più vicino degli esempi.

A New York il sindaco ha raccomandato ai cittadini di limitare l’esposizione all’aria inquinata, consigliando di evitare l’attività fisica all’aperto per via delle polveri sottili che attanagliano la megalopoli, nube causata dai vastissimi incendi, i peggiori della storia, che stanno bruciando le foreste canadesi. Immagini da film post apocalittico.

𝗧𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝘀𝘀𝗼, e se c’è un precetto che il nostro Festival si pone come obiettivo, è proprio testimoniare tutto ciò.

Per farlo abbiamo bisogno delle istituzioni ma soprattutto dei più 𝙜𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙞, di quella generazione che tutti noi speriamo di cuore possa non essere l’ultima, né nell’essenza dei fatti, né nello spirito dei suoi sogni.

#CAA2023