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#CinemaeAmbienteAvezzano

Il Bosco Incantato, un progetto sociale

In attesa di svelare i vincitori dell’edizione 2021 di Cinema e Ambiente Avezzano siamo lieti di presentarvi le interviste realizzate durante il festival ai registi e ai collaboratori che sono stati nostri ospiti. Diamo il via a questi appuntamenti con Alessandro Ivaldi e Roberto Ferraris, operatori sociali dell’Educativa territoriale CISA Asti Sud e del Centro Diurno Socio-Terapeutico Riabilitativo per disabili, che sono venuti a trovarci in occasione della proiezione de “Il Bosco Incantato”, realizzato da Antonio Palese e Fabio Siri. Il cortometraggio racconta la storia di una giovane ragazza che camminando nel bosco di Monferrato, un tempo venerato per le storie dei partigiani, si imbatte in una discarica a cielo aperto. Il lavoro filmico è stato girato con attori disabili all’interno di un progetto di pari opportunità, in collaborazione con le associazioni sopra citate.

Come avete pensato a realizzare un progetto del genere?

Il progetto è stato ideato e pensato dal nostro collega e operatore Fabio Siri con il supporto del regista Antonio Palese sulla base dell’esperienza che avevamo già avuto con il film precedente, nell’ambito di un progetto che c’è nelle nostre zone tra Nizza Monferrato e Vinchio. Lì c’è un bel parco naturale e in quel luogo si è pensato di fare un progetto sull’ambiente e quindi, i ragazzi che erano e sono molto sensibili a questo tipo di temi hanno risposto molto bene e così è iniziato questo progetto, speriamo che vi piaccia.

Dunque, questo è il secondo progetto filmico?

Al livello di cortometraggio, si. Abbiamo realizzato un lungometraggio due o tre anni fa dal titolo “Ama la mia terra”, dove il protagonista principale è sempre l’ambiente, la terra e i valori che abbiamo dalle nostre parti. Il nostro territorio è patrimonio dell’Unesco, quindi avevamo voglia di fare un prodotto che fosse all’altezza dei nostri paesaggi.

Avete notato un interessamento maggiore da parte dei ragazzi alla natura e alla riconnessione con essa?

L’interessamento è stato ottimo perché i ragazzi sono molto favorevoli all’ambiente naturalistico quindi hanno risposto bene. Sono risultati entusiasti di tutto il percorso che è stato fatto praticamente, a partire dal luogo per poi arrivare a recitare proprio lì le scene che poi vedremo nel cortometraggio.

Pensi si siano divertiti?

Il divertimento per noi è una cosa essenziale quindi il ragazzo deve divertirsi assolutamente, non deve essere un lavoro ma una cosa in più di quello che si fa nel giornaliero, questo è un in più che si fa divertendosi, e posso dire che quando arrivavano a casa erano molto contenti. Anche a distanza di tempo, quando poi il progetto era finito, rivedendosi sullo schermo per loro è stata una cosa meravigliosa sia nel primo film ma anche in questo cortometraggio, è stato fantastico.

I ragazzi che vediamo nel cortometraggio sono gli stessi del primo film?

Sono gli stessi più altri perché nel primo progetto hanno partecipato i ragazzi del territorio e i nostri ragazzi del Centro Diurno. In questo cortometraggio qua ci sono sia i ragazzi del Centro Diurno sia quelli dell’Educativa territoriale. Ovviamente non abbiamo potuto prendere tutti quanti perché sennò sarebbero stati troppi. Però ci sono, c’è un bel numero.

Come educatori professionali, facendo progetti con i ragazzi di cui vi occupate, avete notato che il cinema ha effettivamente una marcia in più per portare le persone, i ragazzi o qualsiasi tipo di individuo ad avvicinarsi a temi sociali e volti al futuro?

Si, è stato un mezzo per toccare una realtà che i ragazzi, come tutti, sentono particolarmente importante e abbiamo voluto con questo film, e con i ragazzi, mandare un messaggio e dire che comunque l’ambiente è un problema che in questo momento riguarda tutti. Se se ne prende cura chi già nella vita normalmente ha parecchi problemi possono farlo anche gli altri, è un dovere di tutti. I ragazzi hanno percepito questo messaggio e l’idea di trasmetterlo li ha coinvolti particolarmente. C’è stato molto entusiasmo quando gli abbiamo proposto il soggetto che, come dicevamo, è stato pensato da Fabio Siri e Antonio Palese e sono stati molto coinvolti, molto toccati. Si sentiva che comunque c’era un qualche cosa in più rispetto, per esempio, alla realizzazione di un film che non aveva uno sfondo sociale.

Immaginiamo abbiate incontrato ragazzi di svariate età. Con l’avanzare del tempo, in queste nuove generazioni con cui siete a contatto, avete notato che c’è una sensibilità in più per l’ambiente e per i temi legati ad esso?

Sicuramente sì, c’è una sensibilità in più e un nuovo modo di approcciarsi. C’è la consapevolezza che comunque il problema ambientale non è più soltanto un problema lontano di cui parlano i giornali e la televisione, ma è un problema che ci tocca tutti. Noi veniamo da una zona rurale bellissima, patrimonio dell’Unesco e il fatto di vederla in alcuni casi abbandonata o lasciata all’incuria fa parecchio male. Si vede la volontà da parte dei ragazzi di prendersi cura del proprio territorio, diventa forse una forma terapeutica di curare sé stessi attraverso la cura del territorio.

Ringraziamo Alessandro e Roberto per essere stati con noi e gli facciamo i nostri complimenti per la loro volontà nel portare avanti dei progetti così nobili che riescono a coniugare temi importanti come quello sociale e ambientale.

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