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#CinemaeAmbienteAvezzano

Intervista a Nicola Nocella

Abbiamo avuto il piacere di ospitare nell’edizione 2021 del nostro festival Cinema e Ambiente Avezzano Nicola Nocella, attore, autore e grande sostenitore della causa ambientale. Nicola ha ricoperto il ruolo di presidente di giuria e lo abbiamo voluto conoscere un po’ meglio.

Ciao Nicola! Parlaci un po’ di te e del tuo ruolo all’interno del festival Cinema e Ambiente Avezzano 2021.

Io sono Nicola Nocella, sono un attore, un giovane attore italiano e molto amico di Avezzano, molto amico della The Factory, molto amico di Paolo e tutto il gruppo di persone che sono accanto a Paolo. Ho lavorato con Paolo l’anno scorso in un film, un cortometraggio, mi è piaciuto molto, è piaciuto molto a me e, per fortuna, è piaciuto molto anche al pubblico, quindi sono venuto qui, mi sono innamorato della Marsica, mi sono innamorato di questo territorio e quando Paolo mi ha chiesto di tornare, sono tornato, mi sono ritagliato una settimana pur di stare qua, quindi sono molto contento di esserci. Ricopro il ruolo di presidente delle giurie del festival Cinema e Ambiente Avezzano. Sono a “capo” delle giurie di cortometraggi, lungometraggi e documentari, anche se “a capo” è un parolone sbagliato. Siamo qui, non a giudicare perché non lo farei mai ed è una cosa che non farebbe nessuno di noi, ma a dare, esprimere il nostro parere su quelle che sono le nostre sensazioni, su quelli che, magari, sono i lavori che ci sono piaciuti di più, i film che ci sono piaciuti di più e cercare un accordo e quindi proclamare poi i nostri vincitori.

Parlando dei film che hai visto, non ti chiederemo quale ti ha colpito in particolare, ma in generale, quali sono state le tue impressioni?

Io non posso ovviamente dirti quali sono i film che mi hanno colpito di più, un po’ per non spoilerare, un po’ perché non sarebbe corretto nei confronti di tutti. Però una cosa è certa: c’è una grandissima qualità di base. Si parte da una grandissima qualità, che vuol dire due cose: innanzitutto che per fortuna, c’è nel mondo un’attenzione all’ambiente, un’attenzione a questo tema molto grande, che permette appunto di creare dei film, dei lavori che hanno come tema, che hanno come focus l’attenzione all’ambiente e di crearli in maniera molto alta a livello qualitativo. Quindi sono sempre stupito quando vado ad un festival e la qualità di tutti i lavori è molto alta. In questo festival, grazie alla bravura del direttore artistico ma anche della bellezza dei prodotti che ci sono, la qualità è alta. Questa è la cosa mi ha colpito di più, mi colpisce molto come i giovani, soprattutto i ragazzi, quelli anche molto giovani hanno un’attenzione particolare a raccontare le storie. E mi sorprende sempre molto, soprattutto nei documentari, come i giovani si approcciano ai più grandi per farsi raccontare le cose, la loro curiosità, la loro voglia di scoprire, il loro volersi riattaccare alla terra. C’è un mio amico, Caparezza, che l’altro giorno in un’intervista che gli hanno fatto perché è appena uscito il suo nuovo album, ha detto: «Io sto diventando vecchio e quindi ho iniziato a coltivare la terra», ed è la verità. Più ci si stacca dalla propria giovinezza e più si ritorna a livello ancestrale alla terra, al voler coltivare, al voler raccontare. Quindi mi sono stupito e innamorato del fatto di aver visto, di aver amato con lo sguardo di chi l’ha girato come le lenticchie nelle isole siciliane stiano perdendo quella forza che avevano a livello di tradizione nella coltivazione, e quindi come ci si voglia avvicinare a quello o alla patata e la quinoa in Perù. Oppure a come un ragazzo Masai sia dovuto scappare dalla propria civiltà per andare a iscriversi a una scuola e che sia tornato poi per fondarne una a casa sua. Devo dire che sono veramente colpito. Quindi è forse perché a livello storico mio personale, di Nicola, sto vivendo questo riavvicinamento alla terra molto grande che questi temi mi colpiscono moltissimo.

Secondo te, qual è l’importanza di un festival ambientale di questo genere in una città come Avezzano che hai avuto modo di scoprire per poco e di cui, però, ti sei innamorato?

Un festival come questo è fondamentale in una città come Avezzano. Innanzitutto, è fondamentale che vada avanti, che perseveri l’organizzazione e la voglia di farlo, perché, devo dire la verità, ho visto un coinvolgimento dei giovani minore rispetto a quello che mi sarei aspettato e speravo ci fossero molti più ragazzi. Davvero, lo speravo perché se davvero siamo noi o quelli più grandi di noi che hanno rovinato la terra, è giusto che siano loro ad occuparsene adesso e a voler bene a questa cosa e a educare loro per primi e poi educare noi o chi più grande di noi a comportarsi in una determinata maniera. Quindi, un festival come questo in una città come Avezzano che è una città in cui si vede il cielo, è una città in cui si vedono le stelle, è una città a misura d’uomo nel vero senso della parola, a misura di essere umano, è davvero importante. Questa città, circondata dalle montagne, che ama la natura, che ti spiega soltanto guardandoti attorno cosa vuol dire vivere a contatto con la natura, ha bisogno di un festival come questo, ha bisogno di un festival che si preoccupi del cinema e dell’ambiente e di questa commistione. Ne ha necessità. E quindi proprio perché mi sono innamorato di questa terra, mi piange un po’ il cuore al non aver visto i tanti ragazzi che speravo di vedere, perché, appunto, credo che sia l’argomento non del futuro, ma del presente. E loro se ne devono occupare come noi, come noi tutti, ma loro ancor di più per un semplice motivo: loro hanno molto più tempo da passare su questa terra.

A proposito di questo secondo te, quale potrebbe essere un veicolo giusto per far avvicinare i giovani a queste tematiche?

Io credo che il veicolo più giusto per far avvicinare i giovani a queste tematiche sia innanzitutto quello di continuare una sensibilizzazione a livello mediatico da parte di chi oggi influenza. Quindi fare in modo che ci si occupi di questo problema. Ovviamente, sono le persone che si occupano di fare le leggi, di legiferare che per prime si devono occupare di fare in modo che ci sia un’attenzione sempre più grande per quella che è la risposta dei giovani, dei ragazzi, ma di tutta la popolazione a un tema così importante, così, semplicemente, totale ecco. Quindi uno dei modi per veicolare, appunto, è occuparsi di chi influenza il pensiero e anche, ovviamente, di utilizzare le immagini perché sai, mi ha colpito un commento di uno spettatore che guardando un film ha detto “Io sono una delle persone che raccoglie rifiuti, ma vedere sullo schermo qualcuno che butta un rifiuto volutamente mi ha fatto male, mi ha ferito a livello fisico”. Ecco, vedere delle cose, poiché veicolate attraverso il cinema, il cinema bello, fatto bene come quello che stiamo vedendo qui è importante. Dire, raccontare queste cose è una cosa, vederle è un’altra. Venire, vederle ti può smuovere qualcosa dentro. Ti puoi avvicinare di più a quello che hai visto, anche a livello emotivo. E per questo il cinema è il veicolo probabilmente più efficace in questo momento per parlare di un determinato argomento.

Tornando al ruolo che svolgi, qual è l’importanza e, più che importanza, il dovere e la responsabilità del presidente di giuria?

Il presidente di giuria, innanzitutto, deve vedere tutto. Quindi ho visto tutto quello che è in concorso e poi, soprattutto, il presidente giuria non è quello che comanda assolutamente, è solo il responsabile di veicolare l’idea di una giuria fatta da molte persone in questo caso. Quindi, in realtà io sto ascoltando i pareri di tutti e sto cercando di mettere un punto di equilibrio fra tutto quello che sto ascoltando, tutto quello che mi viene detto. Devo dire che, onestamente, siamo abbastanza d’accordo su tutto. Nel mio caso specifico, probabilmente proporrò delle menzioni da attore, magari per qualcuno che mi ha colpito particolarmente per la sua interpretazione. Ma vediamo cosa dice la giuria. La responsabilità è enorme, però allo stesso tempo è bellissimo perché mi ha “costretto” a guardare tutti i film in concorso e devo dire che ne valeva la pena. Sono stati cinque giorni belli, lunghi e le proiezioni erano molto belle, il pubblico c’era e l’avvicinamento del pubblico mi ha colpito molto. Come dicevo, purtroppo, non ci sono molti ragazzi, ma ci sono persone più grandi di me, appassionate, che sono tornate ogni giorno e sono state tutto il pomeriggio con me. Ormai siamo amici, ci conosciamo, ci vediamo tutti i giorni da una settimana. La responsabilità è minore rispetto alla bellezza di quello che è successo e di come mi ci ha “costretto” ad avvicinarmi al festival. “Costretto” è una parola che uso di proposito, ridendo, perché credo che quando vai a un festival la cosa bella è quella: di guardare tutti i film in concorso o più film in concorso possibile avendo la responsabilità di dover scegliere, decidere; sale un pochino l’urgenza di doverlo fare e poi ho voluto guardarli col pubblico perché, secondo me, il cinema è un posto oltre che essere un’arte, un lavoro e quindi vedere e sentire cosa diceva il pubblico accanto a me, il feedback del pubblico accanto a me è stato bello e devo dire che qualche giudizio è cambiato, si è fatto influenzare.

Grazie Nicola per averci onorato della tua presenza, noi di Cinema e Ambiente Avezzano ti salutiamo e ti auguriamo il meglio, sperando di incontrarci di nuovo.

Grazie a voi. Ringrazio gli organizzatori, The Factory e tutta l’organizzazione di Cinema e Ambiente Avezzano. Ringrazio la città di Avezzano che mi ha accolto con così tanta simpatia. Ringrazio Marcello Foti perché è una figura importante per questo festival, e lo è stata anche nella mia vita. Ringrazio il Centro Sperimentale di Cinematografia, e poi, ringrazio i miei ulivi perché sono loro che mi hanno insegnato a voler bene alla terra. Gli antichi greci condannavano a morte chi tagliava un ulivo e credo che oggi, ovviamente non arrivando a quel punto, almeno a livello emotivo, dobbiamo arrivare a pensare che sia un crimine enorme tagliare un albero…dobbiamo arrivare a pensare che tagliare un albero è un crimine e piantarli è semplicemente un dovere e, quindi, grazie ai miei ulivi.

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